Se potessi scegliere un luogo dove passare placidamente questo meraviglioso mese di settembre, sceglierei questo bucolico posticino situato nella Germania nordoccidentale, nelle vicinanze di Brema, dove pare che il tempo si sia fermato.
Non sto parlando di una città fantasma, di quelle ne parlerò un’altra volta, bensì di un meraviglioso borgo abitato da circa 9496 abitanti, nel quale poco più di un secolo fa si insediò uno strampalato gruppo di artisti sulla scia della scuola di Barbizon.
Costoro erano nientemeno che Fritz Mackensen, Otto Modersohn e Hans am Ende. Chi? Tre pittori che non ne potevano più dello stress e delle atmosfere urbane. Quando invasero con la loro arte il minuscolo borgo, semi disabitato, non entrarono immediatamente in contatto con i contadini del luogo (che probabilmente non si capacitavano di cosa trovassero di tanto speciale nella campagna) ma dopo poco si unirono letteralmente. Infatti , dopo la mostra del 1895, al Palazzo di Cristallo di Monaco, molti intellettuali ,affascinati dalle opere dei tre artisti, rimasero incantati dalla bellezza rurale di Worpswede. Nel 1901 ci fu il primo matrimonio contadino/artistico, fra Heinrich Vogeler e la bellissima Martha Schroder ( che non era mica una contadinotta, era una modella tedesca, biondissima ed elegantissima).

I coniugi inaugurarono una delle casette più caratteristiche del luogo, Barkenhoff, circondata da roseti e fiori vari, che divenne il cuore sociale della ,crescente, comunità artistica. Lì ci si divertiva moltissimo, con festicciole sul terrazzo e balli sfrenati in giardino fino all’alba. Immaginate quanto fossero felici i vicini contadini.
L’isola felice di Worpswede che sì, ricorda la magica Specter di Big Fish, si collegò al resto del mondo nel 1910, con l’inaugurazione della stazione disegnata da Vogeler. Oggi c’è ancora, ed è un imperdibile ristorantino. Se vi state chiedendo dove andare a prendere un buon caffè sappiate che c’è il sopraffino Kaffee Worpswede, firmato dall’architetto Barnhard Hoetger. Poi ditemi com’è.