perchè (non) leggere VOX

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Ho letto VOX perché mi incuriosiva. Sono andata in libreria e ho chiesto due libri in particolare: “il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood e ovviamente il romanzo d’esordio di Christina Dalcher. La scelta di comprarli e leggerli insieme non è stata casuale. Ci ho pensato a lungo. Il primo lo desideravo da tempo, attirata sempre più dalla serie Handsmade Tales e motivata dai continui suggerimenti: <<leggilo, “Il racconto dell’ancella” è quel che si suol dire un Capolavoro>>

Per cui li ho letti, uno dopo l’altro, partendo dal Capolavoro e passando all’esordio.  A posteriori ammetto che non è stata una scelta felice. Primo perché ,sebbene entrambi siano ambientati in universi distopici nei quali le donne hanno gli stessi diritti di uno scarafaggio, sono storie diverse. Non avete mai letto il libro della Atwood e volete fare come me? Giammai! Resistete e leggeteli in momenti diversi. Non rischiate l’inevitabile paragone.

VOX, a mio parere, è una sceneggiatura. Come trama per un film d’azione/thriller funziona alla grande e farebbe una fortuna al botteghino. Peccato che sia un romanzo da 19 euro, nel quale è impossibile non prevedere ogni singola mossa. VOX è prevedibile, scontato e banale. E su questo nessuno può darmi torto.

In realtà l’idea di fondo è geniale. Il fanatismo religioso ha trasformato gli Stati Uniti in una sorta di Germania nazista, al grido di “dobbiamo essere tutti puri” il presidente Myers e il reverendo Carl soggiogano l’intera popolazione. Le donne sono quelle che se la vedono peggio. Hanno perso tutti i loro diritti e devono portare un braccialetto contaparole. Naturalmente, se superano le cento al giorno, iniziano le scosse elettriche.

In questo universo (distopicamente perfetto e “funzionante”) siamo testimoni delle avventure della protagonista Jean, che in prima persona ci racconta con naturalezza e senza tempi morti la sua vita prima della follia generale e quella dopo. Ripercorrendo i saggi consigli dell’amica dell’università Jackie e i giorni di passione con l’amante italiano Lorenzo (che oltre ad essere il solito italiano sensuale e romantico sa anche suonare il mandolino- santo cielo). Jean non era certo una donna qualunque prima dell’avvento del Movimento per la Purezza, ma una super ricercatrice esperta in neurologia che portava avanti studi sull’area di Wernicke. Guarda caso, al fratello del presidente serve proprio una cura per un danno a quell’area (sto facendo le virgolette con le dita). Per cui Jean diventa la protagonista di tutto. Di tutto. Al governo servono le sue geniali sinapsi ma lei ha per la testa anche i suoi affari famigliari. In questo mondo dall’alto tasso di prevedibilità e senza sistemi contraccettivi legali, che cos’altro potrebbe succedere? Mah, proprio non saprei. Una gravidanza? A questo libro manca la suspance.

Un’idea ottima, gestita all’americana. Le quattrocento pagine sono scorrevolissime, io l’ho letto in un giorno, ma prive di tutte quelle grandi riflessioni umane che mi aspettavo. L’umanità è piena di pregiudizi sessuali, razziali e quant’altro e su questo la Dalcher ha ragione, ogni tanto qualche nazione dà di matto, e anche questo è vero. Ma ho finito questo libro senza la benché minima sensazione, senza rivelazioni.

Temo che sia un libro costruito su un’attualissima strategia commerciale più che sulla passione per la scrittura o la paura per un mondo che ancora non accetta totalmente la parità dei sessi.

VOX non è un brutto libro, è una lettura piacevole, rapida e moderna. Se siete in cerca della storia dell’anno lasciate perdere, ma se avete bisogno di un piacevole viaggio nella mente di una donna sveglia e intelligente allora leggetelo. Jean è onesta, vera e sboccata come una donna in carne ed ossa. Alle volte è troppo istintiva e sicuramente non è una brava mamma (dato che deve lottare con la tentazione di strangolare il figlio adolescente) o una brava moglie. Tradisce suo marito in tutti i modi possibili, non solo respingendolo come essere umano, ma anche dandogli del “senza palle” per tutto il libro, finendo inesorabilmente per essere la classica donna che odia i pregiudizi di genere e che è la prima a sostenerli. Patrick è un uomo tranquillo. Appare passivo per quasi trecento pagine, un uomo come tanti incapace di reagire ad un regime molto più potente di lui. “Appare”. Perché in realtà questo gran pasticcio politico/spirituale lo risolvono una manciata di personaggi e lui è “meno senza palle” di quel che sembra. Veramente poco realistico, oltre che deducibilissimo.

P.S. Spieghiamo agli americani che c’è una differenza tra Sicilia, Napoli e Roma. E che far suonare il mandolino ad un italiano abbronzato e marpione è come inserire un personaggio francese che se ne va in giro con una baguette sotto l’ascella. No. Non si può.

voto: 5

 

 

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