favola di New York

IMG_20190607_083600_632.jpgQuesto libro (Fazi) mi attraeva tremendamente ma al tempo stesso mi faceva paura.

É  la storia di Apollo, commerciante di libri antichi, marito di Emma (una bibliotecaria), padre di Brian. Nella completezza della vita di questo protagonista dal nome importante appare l’ombra più oscura dell’universo: la morte del figlio. C’è qualcosa di peggio? Che sia vita vera, cinema o letteratura, nulla equivale questo dolore.

La parte peggiore, e che già si può intuire leggendo la quarta di copertina, è che a compiere quell’atto snaturato è proprio Emma, la mamma del piccolo. Con queste prerogative non riuscivo a capire dove fosse la favola. Questo è un incubo mi sono detta non appena ho capito quello che stava capitando in casa Kagwa.

Ma andiamo con ordine, perché inizialmente questo libro è perfetto. C’è New York, con la sua multiculturalità e la sua grandezza, c’è un uomo, Apollo, la cui infanzia è un ombra sfocata. Il padre ha abbandonato lui e sua madre quando era piccolo, dissolvendosi nel nulla. Tutto ciò che conserva è un sogno nonsense (dove il padre dice di volerlo portare via con lui) e una scatola misteriosa contente il libro che gli leggeva sempre. Sullo scatolone c’è scritto IMPROBABILIA, e sarà questo il nome della sua impresa di rivendita di libri e giornali usati, lavoro che inizia a fare da giovanissimo e con tanta passione.

Sono stati proprio i libri a legare Apollo  ed Emma, e fra un volume usato e l’altro lei è rimasta incinta. Brian nasce in metropolitana, durante un blackout, fra lo stupore dei pendolari e l’amore dei genitori. Apollo è entusiasta per quell’evento. Lui è un padre moderno, si mette il bebè nel marsupio e fa passeggiate al parco alle sei di mattina, ci va a lavoro insieme e si occupa della cena mentre Emma è in biblioteca. Proprio in questi primissimi mesi di paternità qualcosa inizia a turbare l’armonia: Emma riceve sempre più spesso fotografie di Brian scattate con il telefono di Apollo ma non da Apollo, poi queste scompaiono e lei non può dimostrarlo. Suo marito non riesce a crederle e fra i due si innalza un muro insormontabile, alimentato dal fatto che Emma dice che quello non è il suo bambino. Poi accade, Emma esplode e aggredisce Apollo prima di uccidere Brian, un bambino di appena sei mesi.

Ma dietro quel gesto c’è qualcosa di oscuro, antico e … assurdo. Non aspettatevi un tormentato romanzo che va a sensibilizzare e approfondire il fenomeno della depressione port-partum, non è quello il punto. La genitorialità viene descritta come un’avventura senza eguali nella quale i pericoli maggiori sono innescati proprio dai genitori, che con ingenuità condividono tutto sui social invitando i vampiri ad entrare.

Sono proprio le informazioni continuamente diffuse da Apollo ad aver attirato tutto quel male e ad aver dato inizio ad una vera e propria favola con vista sullo skyline di New York. Fra isole misteriose, streghe e vecchiacci dall’aspetto vichingo che svuotano gli Starbucks. E poi c’è Emma, scomparsa da quell’orribile notte e mai ritrovata dalla polizia, sarà ancora nei paraggi?

Insomma un bel malloppo, denso di emozioni, segreti e magia. Il protagonista, Apollo Kagwa, è un eroe affranto in cerca (inizialmente) di vendetta, un buono a cui la vita a strappato ogni cosa. C’è Patrice il suo amico che non giudica mai. C’è Emma, una donna minuta la cui corazza è dura come la roccia. C’è la madre di Apollo, Lillian, che sopporta il peso di un segreto più grande di lei e lo fa per amore di suo figlio. Sì perché l’essenza di questo libro è proprio l’amore per i figli e ciò che si è disposti a fare per loro. Bellissimo.

Un buon libro che presto diventerà una serie tv diretta da Kelly Marcel (Venom, Terra Nova ecc) e che farà ancora parlare di sè, come le migliori fiabe.

“<<Conosci il mito di Callisto? Era una ninfa. Ebbe un figlio da Zeus, per cui fu punita da Era che la trasformò in orsa. Naturalmente Zeus non subì le conseguenze del tradimento. Arcade, il figlio, divenne cacciatore. Un giorno Callisto riconobbe il figlio nel bosco e fece per abbracciarlo e parlargli, ma Arcade non vide altro che le sue sembianze da orso e si preparò a colpirla con una freccia. Zeus salvò entrambi trasformandoli in costellazioni: l’Orsa Maggiore, e l’Orsa Minore. Per me questa è una delle rare storie a lieto fine della mitologia greca. Callisto finisce per stare insieme al figlio, fianco a fianco nel cielo per l’eternità. Può vederlo e sapere che lui è al sicuro.>>”

 

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