“Prima Regola: buon raccolto a chi parla poco e ascolta molto
Seconda Regola: in festa o al lavoro, accogli chi è diverso da te perché anche tu sei diversa da loro
Terza Regola: quella fatale, torna indietro tre volte sia il bene sia il male
Quarta Regola: nessun re, nessun padre, nessun Dio, per la mia vita decido io.
Quinta Regola: solidarietà, giustizia e sostegno, queste le regole del nostro regno
Sesta Regola: per evitare cadute, niente uomini fra le Città Perdute.
Settima Regola: questo è il nostro canto, il tu diventa noi, d’ora in poi non far male a nessuno, sii libera e fa ciò che vuoi”
Venerdì 31 gennaio uscirà su Netflix la serie tv tutta italiana Luna Nera. La serie, basata sul romanzo di Tiziana Triana e prodotta da Fandango e Netflix, racconta uno dei capitoli più cupi e folli della storia, quello dell’inquisizione.
Ma andiamo per gradi. Questo romanzo d’esordio (edito Sonzogno) è ambientato nel XVII secolo e ha per protagonista Adelaide, una levatrice di soli sedici anni che si è dovuta fare carico del fratellino Valente dopo la morte della loro misteriosa nonna Antalia. La nonna era riuscita ad istruire la nipote quel tanto che bastava per far si che potesse esercitare come levatrice e che riuscisse a riconoscere le erbe preparando infusi e zuppe dal potere terapeutico.
La vita della giovane Ade viene sconvolta quando il paese che fino al giorno prima ha usufruito del suoi servigi le si rivolta contro: è accusata di essere una servitrice del diavolo e di aver volontariamente ucciso una neonata fatta nascere da lei poco prima.
A questo punto entrano in gioco le Città Perdute, un gruppo di donne emancipate che vivono in un casolare nascosto nel bosco dove nessuno può obbligarle ad essere ciò che non sono. Ma chi sono? Sono streghe? Non è questo il punto (forse).
“Non chiederti se sei una strega, chiediti solo chi sei”
Le Città Perdute offrono ad Adelaide e Valente un luogo sicuro in cui vivere e dove poter proseguire i suoi studi. Per tutta la vita Ade si è esercitata a leggere sul libro di ricette avuto in lascito dalla nonna ma ora può esercitarsi con un’intera e ricchissima libreria-chi non sarebbe entusiasta? Ade ad esempio, che non ha intenzione di fermarsi in quel luogo di quiete e sapienza. Ad ogni modo si tratta di una quiete che non è destinata a durare perché nel paese di Serra un uomo di nome Sante, un benandante, ha riunito sotto di lui un gruppo di giovani con cui vuole sconfiggere le forze del male. L’autrice ha deciso di inserire in questo romanzo alcune delle leggende folkroristiche italiane più suggestive, tra cui quella dei benandanti e delle janare. I primi altri non erano che persone nate con la camicia, ovvero nate ancora avvolte dal sacco amniotico, che avevano il dono e il compito di sconfiggere il male ed in particolare le streghe. Nel romanzo sono una vera e propria organizzazione finanziata e approvata da Roma.
Il figlio di Sante, il giovanissimo Pietro, è in realtà uno scienziato e uno studioso di medicina. Rimane tuttavia coinvolto nella caccia alle streghe indetta da suo padre e nel mentre inizia una relazione impossibile e pericolosa con Ade.
In questo romanzo, che è solo il primo di una trilogia, c’è davvero tanta roba, forse troppa. Dall’intenso periodo storico dipinto un po’ troppo superficialmente, agli intrecci narrativi talvolta prevedibili. Si è rivelato inoltre una sorta di romanzo corale in cui vengono raccontate molte storie (ad esempio scopriremo man mano le origini delle varie Città Perdute) ma nessuna di esse riesce davvero ad andare in profondità risultando nel complesso un racconto troppo leggero, forzato e irrealistico.
La scrittura è assolutamente limpida e scorrevole, le cinquecento e passa pagine scorrono velocemente e senza annoiare. Riescono tuttavia raramente ad emozionare.
In questo caso le aspettative potrebbero aver giocato un ruolo rilevante; credevo infatti di avere per le mani un potente racconto femminile ed invece è un romanzo per ragazzi in cui più di un fatto fa storcere il naso. Scritto probabilmente per andare incontro alle tendenze letterarie e culturali del momento e per essere facilmente adattato ad un contesto televisivo non va oltre una tipica sceneggiatura all’italiana scritta per Cinzia TH Torrini.
Poteva essere molto di più o forse, ripeto, sono io che me lo aspettavo. Se siete curiosi, lo potete comunque trovare qui!
voto: 5/10
pubblicazione: Sonzogno, 2019
pagine: 527
prezzo di copertina: 19,00 euro